domenica 7 settembre 2014

[No Title]
























Ingoiare il male

guardare da un’altra parte
sempre
per non vedere
cosa mi porto negli occhi.
Siamo una generazione di distratti;
chi si concentra
muore.
Senza fisionomie
viviamo di approssimazioni.
Abbiamo sovraccaricato di nomi
le cose
fino a fraintenderci,
a non capirci
a non capirsi
e ora non sappiamo più dire
come sto.
Lasciarsi scorrere insieme ai programmi televisivi ripetuti nei pomeriggi d’estate, nei pomeriggi di noie che non possiamo definire, perché abbiamo disimparato a parlare; ci siamo abituati a essere parlati dalla lingua. Anestetizzati dalle frasi fatte che indossiamo, sperimentiamo la forma passiva di andare, per sopravvivere, e ci illudiamo di essere indigeni in terre straniere.
A me non va. A nessuno concedo di parlare al mio posto.
Bisogna rileggere i vocabolari, e prima riscriverli. Nominare qualcosa di comune per comunicare.
Voglio la certezza
di dire
uomo
a ciascuno che incontro
ed essere capita.

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