venerdì 3 luglio 2015

MILANO BRUCIA

Milano, BRUCIA!
Ci hai insegnato a stare in compagnia
per sentirci soli:
sfilate di sguardi ciechi
accecati dall’asfalto bollente
su cui scivolare impastati.
Siamo masse ammassate che rotolano
a fare jogging sulle scale mobili.
Addestratori di frette senza meta:
vivere sempre in metropolitana
quando non sai dove scendere,
nei vagoni zeppi
come piazze deserte
sulle banchine sale d’attesa
di un medico nomade.


MILANO BRUCIA
e fa finta di niente
nei padiglioni di questo evo di mezzo
che chiamiamo Expo 2015.
Fa finta che vada tutto bene
coi cinesi a fotografare estintori
al Fuorisalone;
Fuori-is-alone;
tisane al Lexotan
apericena col Maalox
mentre scambiano i barboni
per installazioni urbane
del Salone dell’Immobile,

perché MILANO BRUCIA

Brucia, cazzo, Brucia!
Brucia, col dito in culo di Piazza Affari
agli studenti che ipotecano le madri
svendono speranze
per pagarti un buco
senza riscaldamento
senza finestre
senza porte
gabbia open space,
ma col wi-fi.


MILANO BRUCIA
insieme agli hashtag
#solocosebelle #100happydays
di giorni tutti uguali
che sai occupare, non sai più impiegare
parassita del tuo tempo
abusivo nella tua esistenza.


MILANO BRUCIA
sotto le molotov dei Black Bloc
ringraziamo Federico Clapis
per averci regalato un’altra distrazione.
Sotto i riflessi dei cartelloni
possiamo andare da Unieuro
a farci scontare l’ira del 22%:
in questi tempi di persone jpeg
ci linciamo via web
e se non lo sai dire
ci pensa Spotify
a pensare al tuo posto.


MILANO BRUCIA
Con lei noi
che ci arrendiamo a resistere
a esistere
nelle disumanizzazioni
disurbanizzazioni
disfunzioni
gastrointerinali del pensiero,
inquieti versus inconsapevoli
disturbati contro distratti.
Noi, generazione agenerazionale
di disillusi recidivi
che cerchiamo qualcuno
non qualcosa
che ci sprechi le giornate
per aspettare insieme
il tramonto riflesso nei vetri
dei palazzi che grattano il cielo.
La solitudine
è la dipendenza più grave
lo sappiamo noi
che troviamo il tempo
per confondere le scie degli aerei
cogli aloni sulle finestre
e che ci sdraiamo all’aperto
a interpretarne le rotte,
noi che facciamo lavori che poi:
“si, ma di lavoro” ?


MILANO BRUCIA
e noi con lei.   

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