lunedì 2 novembre 2015

Non voglio toccare stereotipi delle società maschiliste o di una storia millenaria, che vede l’uomo migliore della donna e tutti noi, in qualche tempo, protagonisti e colpevoli. Non voglio finire a fare il rapper e dire che se sei figa, non sarai mai abbastanza figa, e se sei cessa, non sarai mai abbastanza credibile quanto un uomo. Soprattutto, non voglio scivolare nel banale, no.
Voglio, invece, mandare affanculo chiunque si sbigottisca di fronte alla parola: mestruazioni. Cordialmente.
Sì, affanculo e affanculo è ancora poco, perché siete ridicoli e imbarazzante è il vostro imbarazzo.
Lo so, siete in tanti, ma io so essere molto presuntuosa.
Le donne sono meraviglie. Non “belle”, non “carine”, me-ra-vi-glio-se, che vi riempiano la bocca; spettacolari e spaventose, come la vita, come qualsiasi cosa valga il prezzo di questo tempo che ci invecchia.
Le donne – e di solito sono donne proprio per questo – hanno un pertugio, un organo, nel basso ventre, fra le gambe, detta rosa o altri fiori e/o animali allegorici, a cui gran parte dell’arte è stata dedicata. Comunque la si voglia chiamare, porta di giada, fica, vulva, con quella, le donne, possono fare miracoli: oltre a risolvere e innescare guerre epiche (ciao Cicciolina, ciao Omero), anche avere orgasmi multipli, esplosivi, squirtare, dare la vita, procurarsi e spacciare endorfine gratis.
Fin qui tutto bene. Quasi, purché non si alluda a ragazze che si masturbano, purché non si tratti di donne che fanno sesso “come uomini”, perché di entrambe si può parlare solo, con passione ma nascosta-mente, in alcune categorie di siti porno.
Purché non si tratti di qualcuna che conosco.
Purché a scrivere non sia una lei (che vergogna!)…
Che vergogna.
Vergogna, già. Vergognatevi.
Per una vita ci siamo imposti di sottovalutarle, sottovalutarci, abbiamo imparato bene a vergognarci di cosa, di chi siamo. Ora basta.
Ora, è ora di non occultare più le mestruazioni sotto il termine generico e sottovoce di “cose”. Se è così facile ammettere di provenire da uno spermatozoo, è ora che altrettanto semplice sia ringraziare il ciclo di tua madre.
Metti i bastoni
fra le vuote
convinzioni
vincolanti
ma colanti.
Penso femmina
se penso la Luna
se penso la vita
se penso la gioia
se penso l’uomo:
tu, dona,
donna
la meraviglia
che sei motore
di questo esistere. Se
finora
sei stata poesia
– credimi!
puoi esser poeta.
   

2 commenti:

  1. "Se
    finora
    sei stata poesia
    – credimi!
    puoi esser poeta."

    Stupenda Fra: che ogni donna diventi davvero poeta e direttore di un'orchestra chiamata "vita".

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    1. Che s'avveri davvero.
      Grazie Peppe, sempre gentile e puntuale. Grazie; t'abbraccio!

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