lunedì 21 marzo 2016

Il ventuno a primavera

Quieta
non so stare,
non sono
bravo fonico
delle voci
che ho nella mente,
che mi dimentico
sei un verbo
di cui non mi posso
fidare,
quando diluisci i colori
del Naviglio
al tramonto
che ho negli occhi
e tu, Milano,
mi sembri una madre
ubriaca,
quieta
non so stare.
Come una mendicante
cerco qualcuno, per
parlare;
cara Alda
sei stata
il mio primo poeta
contemporaneo.
Ora
la contemporaneità
è solo un ricordo
noi
siamo post-contemporanei
orfani
del nostro tempo
dimenticati
da noi stessi,
a far naufragio
sui social,
ma abbiamo capito:
non è la pazzia
a uccidere,
si muore
di solitudine
e l’unico farmaco
è mettere in comune,
comunicare
s-partire
verso l’isola di meraviglie
che non c’è
che sono,
che ognuno è
monstrum bellissimo.

Anche a Milano, oggi
l’aria si colora
di primavera,
mi lascio in pace
e passo in Darsena.
Che vivere
ci ammazzi
di stupore.